Mi trovavo a Kefalonia, isola Greca da sogno con un'amica, per due settimane. Li', c'era proprio tutto cio' che desideravo, la spiaggia piu' bella della Grecia, un gruppo di artisti che vivevano e lavoravano nella strada dietro al nostro hotel. Barchette di privati da noleggiare. Deliziosi frutti di mare da assaporare ogni giorno con buon vino. Ci aveavano pure prestato lo scooter. Cosa mi mancava? Una sola cosa: Starbucks o un coffee bar che mi potesse vendere un caffe' italiano invece del caffe' greco a granuli che si trovava dappertutto. Mi iniziarono a mancare i cappuccini con la polvere di cacao ed i caffelatte dentro i quali avrei voluto affondare un muffin, cose alle quali, da quando ero andata a vivere a Londra, non potevo piu' rinunciare. Non appena mi accorsi che mancava tutto questo, iniziai ad innervosirmi e a lamentarmi, prima con la mia amica poi con quelli che lavoravano nell'hotel. Poi con ogni persona che incontravo. Mi sentivo cosi' frustrata che mi ero quasi convinta che, lamentandomi con tutti, sarei prima o poi riuscita a persuadere qualcuno ad aprire uno Starbucks sull'isola dove mi trovavo. Fu la mia amica a farmi capire che il mio comportamento non giovava a nessuno e che se solo avessi smesso di lamentarmi, (1) non avrei logorato una cara amica (2) mi sarei potuta godere la vacanza con lei senza bisogno di caffe'
Poco tempo dopo mi ritrovai l'insalata senza l'olio d'oliva in un hotel a Cambridge (UK)ed il mio comportamento non fu per nulla diverso da quello che mostrai in Grecia. "Your hotel is supposed to cater for tourists. If all you can offer is vegetables with no condiments I am not eating here anymore! This is a hotel for cows!". E le oyster cards per viaggiare sui bus a Londra? Quante volte sono salita su un autobus involontariamente con la oyster card senza soldi e, non avendo spiccioli con me, sono scoppiata in un battibecco scenata imbarazzante con l'autista per convincerlo a farmi viaggiare senza pagare. Per non parlare della rabbia che mi venne poco tempo fa', quando mi trovai a viaggiare per ore con mio marito sull'autostrada americana dove, invece degli autogrill italiani con piatti e panini caldi invitanti, apparivano soltanto Mac Donald e Kentucky Fried Chicken. Dissi all'improvviso: "eh no, se l'autostrada continua cosi' mi metto a strillare".
Da quando e' nato William non ho fatto altro che pensare a quanto il mio piccolo si e' dovuto adattare. Dalla prima poppata difficile alla lingua tagliata, dal riflusso, alla frustrazione della non mobilita' ai dentini che stanno crescendo. Ancora piu' recentemente, il bagno nell'acqua fredda del mare che non e' piacevole come quello nell'acqua calda a cui William era abituato. E ora il cambiamento dalle creme acquistate al supermercato alle pappe fatte in casa. Nella maggior parte dei casi, William, dopo alcuni pianti iniziali, si e' adattato e si e' abituato ai cambiamenti. Ecco un esempio recente. A Puerto Rico, la terza volta che l'ho portato con me in mare, William non solo non ha pianto ma non ha fatto altro che guardarsi intorno mentre io lo immergevo nell'acqua cercando di farlo nuotare con me. Si guardava intorno e poi mi sorrideva, come se volesse capire il perche' insistevo cosi' tanto nel portarlo nell'acqua fredda. La stessa cosa e' successa con i solidi. Dopo i primi pianti, William ha continuato a mangiare la pappa con avidita'. Succedera' la stessa cosa con la pappa fatta in casa? Per due volte ho tentato di dare a William la crema di zucchine, carote e patate preparate in modi diversi. Prima mischiate con acqua, poi con brodino, poi mischiate insieme, con brodino e con crema di cereali. Risultato? Ogni volta che ho tentato di imboccarlo, William ha strillato rabbiosamente ed ha sputato tutto con espressione disgustata. William, come faro' ad insegnarti che anche se le cose alle quali siamo abituati non ci sono, va bene lo stesso? Forse papa'ci riuscira'.